domenica 28 novembre 2010

Poesie di grandi scrittori


Poesie di Natale di grandi scrittori
La magia e il calore delle poesie possono dare un tocco sentimentale al nostro Natale. Ecco qui poesie di grandi scrittori dedicate al Natale

A Gesù Bambino di Umberto Saba
La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.
C’era di Juan Ramon Jmenez
L’agnello belava dolcemente.
L’asino, tenero, si allietava
in un caldo chiamare.
Il cane latrava
quasi parlando alle stelle.
Mi svegliai…Uscii. Vidi orme
celesti sul terreno
fiorito
come un cielo capovolto.
Un soffio tiepido e soave
velava l’alberata:
la luna andava declinando
in un occaso d’oro e di seta
apersi la stalla per vedere se Egli
era là…
C’era…
E' nato Gesù di Ettore Bogno
Il gregge stanco ansando riposava
sotto le stelle nella notte fonda.
Dormivano i pastori. Il tempo andava.
Quand'ecco una gran luce il cielo inonda.
E' mezzanotte. Ed ecco un dolce canto
suona per l'aria, in armonia gioconda.
Si destano i pastori, al gregge accanto,
e ascoltano: "Sia gloria a Dio nei cieli
e pace in terra all'uomo!". O dolce incanto!
E' nato un bimbo tutto luce e amore.
In una stalla, avvolto in pochi veli,
povero è nato e pure é il Re dei cieli.
E dice a tutti: "State cuore a cuore,
come fratelli! Non odiate mai!
L'anima che perdona è come un fiore.
Chi crede in me non perirà mai".
E’ nato! Alleluia! di Guido Gozzano
E’ nato il sovrano bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!
La notte che già fu sì buia
risplende di un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaie
suonate! Squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!
Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Da quattromill’anni s’attese
a quest’ora su tutte le ore.
E’ nato, è nato il Signore!
E’ nato nel nostro paese.
Risplende d’un astro divino
la notte che già fu sì buia.
E’ nato il Sovrano Bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!
I Magi di Angiolo Silvio Novaro
La carovana
non è lontana
dei Magi d'Oriente.
Scalpitìo di cavalli si sente,
suoni di pifferi, confuse
aria di cornamuse.
I re portano tesori
su cavalli bardati d'argento,
e i pastori a passo lento
ingenui cuori.
I Re Magi
Era una notte azzurra
con tante stelle in cielo;
sopra le dune sparse
palme dal lungo stelo.
Dolce silenzio. I Magi
sopra cammelli bianchi
seguivan la cometa...
felici e un poco stanchi.
Venivan da lontano,
da regni d'oltremare,
scrutavan l'orizzonte
desiosi d'arrivare.
Ecco Betlemme alfine;
ecco, nella capanna,
un tenero Bambino
in braccio alla sua Mamma.
I vecchi Re si prostrano
e ognuno di loro
offre un suo dono splendido:
incenso, mirra e oro.
Cantano intorno gli angeli:
"All'umile Giudeo
s'inchinano i potenti:
Gloria in excelsis Deo!"
Il mago di Natale di Gianni Rodari
S'io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l'alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all' Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po' di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.
In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d'ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock androll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s’intende.
In piazza San Cosimato
faccio crescere l’albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l’albero del panettone
in viale Buozzi
l’albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.
Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all’albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?
Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani.
Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.
Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.
Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l’albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago.
Però non lo sono
che posso fare?
Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti.
La buona novella di Giuseppe Fanciulli
Ascoltate la novella
che portiamo a tutto il mondo:
è di tutte la più bella,
è fiorita dal profondo.
Nella stalla, ecco, ora è nato
un dolcissimo bambino.
La Madonna l’ha posato
sulla paglia: poverino!
Ma dal misero giaciglio
già la luce si diffonde,
già sorride il divin Figlio
ed il cielo gli risponde.
Quel sorriso benedetto
porti gioia ad ogni tetto!
La luce di Giuseppe Pellegrino
La luce guardò in basso
e vide le tenebre:
"Là voglio andare" disse la luce.
La pace guardò in basso
e vide la guerra:
"Là voglio andare" disse la pace.
L' amore guardò in basso
e vide l'odio:
"Là voglio andare" disse l' amore.
Così apparve la luce
e innondò la terra;
così apparve la pace
e offrì riposo;
così apparve l' amore
e portò la vita.
"E il Verbo si fece carne
e dimorò in mezzo a noi".
Lettera a Gesù di M.Lodi
Caro Gesù,
dà la salute a Mamma e Papà
un pò di soldi ai poverelli,
porta la pace a tutta la terra,
una casetta a chi non ce l'ha
e ai cattivi un pò di bontà.
E se per me niente ci resta
sarà lo stesso una bella festa.

Nasce Gesù di Luisa Nason
Campana piccina
che attendi lassù
intona il tuo canto
che nasce Gesù.
O stella, stellina
che brilli lassù,
ravviva il tuo lume
che passa Gesù
O cuore piccino
che attendi quaggiù
prepara i tuoi doni
che nasce Gesù.
Natale oggi di Augusto Torre
Le luci variopinte,
nei negozi
battono strade illuminate
al neon,
sovraffollate.
La gente ha fretta
non può stare
un minuto a pensare
ad ascoltare il cuore.
"Per mamma questo
e quest’altro per il nonno,
un pacchetto modesto
per il tale
così sarà contento
il giorno di Natale".
E’ tutto bene in mostra,
già scelto
impacchettato,
infiocchettato,
così bene, ch’è peccato
aprirlo, e lo si acquista
così confezionato.
Che ci sarà?
Doppia sorpresa: a chi lo riceve
a chi lo dà.
La Befana di Giovanni Pascoli (1855 – 1912).
Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.
E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.
Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda...tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
guarda e guarda...ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?
Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.
La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?
Guarda e guarda... tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti...
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila...
Veglia e piange, piange e fila.
La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sull’aspro monte.

Vangelo di Luca


Vangelo di Luca – capitolo 2 – vers 1-20
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirino. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea e alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perchè non c’era posto per loro nell’albergo.
C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: ” Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. E subito apparve con l’angela una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva:
”Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama”.
Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: ”andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”: Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte quelle cose meditandole nel suo cuore.
I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avano udito e visto, com’era stato detto loro.


La leggenda del vischio
C'era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L'uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva piu' nessun amico. Per tutta la vita era stato avido e avaro, aveva sempre anteposto il guadagno all'amicizia e ai rapporti umani. L'andamento dei suoi affari era l'unica cosa che gli importava. Di notte dormiva pochissimo, spesso si alzava e andava a contare il denaro che teneva in casa, nascosto in una cassapanca.
Per avere sempre piu' soldi, a volte si comportava in modo disonesto e approfittava dell’ ingenuità di alcune persone. Ma tanto a lui non importava, perché non andava mai oltre le apparenze.
Non voleva conoscere quelli con i quali faceva affari. Non gli interessavano le loro storie e i loro problemi. E per questo motivo nessuno gli voleva bene.
Una notte di dicembre, ormai vicino a Natale, il vecchio mercante non riusciva a dormire e dopo aver fatto i conti dei guadagni, decise di uscire a fare una passeggiata.
Cominciò a sentire delle voci e delle risate, urla gioiose di bambini e canti.
Pensò che di notte era strano sentire tanto chiasso in paese. Si incuriosì perché non aveva ancora incontrato nessuno, nonostante voci e rumori sembrassero molto vicini.
A un certo punto cominciò a sentire qualcuno che pronunciava il suo nome, chiedeva aiuto e lo chiamava fratello. L'uomo non aveva fratelli o sorelle e si stupì.
Per tutta la notte, ascoltò le voci che raccontavano storie tristi e allegre, vicende familiari e d'amore. Venne a sapere che alcuni vicini erano molto poveri e che sfamavano a fatica i figli; che altre persone soffrivano la solitudine oppure che non avevano mai dimenticato un amore di gioventù.
Pentito per non aver mai capito che cosa si nascondeva dietro alle persone che vedeva tutti i giorni, l'uomo cominciò a piangere.
Pianse così tanto che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio al quale si era appoggiato.
E le lacrime non sparirono al mattino, ma continuarono a splendere come perle.
Era nato il vischio.

Le Renne di Babbo Natale
lo sapevate che le renne che trascinano la slitta di Babbo Natale devono essere rigorosamente otto. Il Perché proprio non lo so bisognerebbe chiederlo a lui!
Ebbene, sentite cosa accadde lo scorso anno!
Il Natale si stava avvicinando a grandi passi, il mondo cominciava a coprirsi di luci, suoni, colori, l´atmosfera era quella di un momento di magia... e Babbo Natale era già in agitazione: carico di regali per i bimbi di tutto il mondo, si preparava a partire, quando gli accadde un bel guaio. Scheggia, Fulmine, Furia e Ardore, quattro delle sue fedelissime, ma ormai vecchie renne, dopo ben cento anni di onorato servizio decisero di andare in pensione, non se la sentivano più di affrontare tante fatiche...
Che fare? 100 anni di lavoro erano veramente molti e il Buon Vecchio non poteva rifiutare quella richiesta.
Subito si mise al lavoro, preparò un grandissimo cartello con queste parole: "Cercasi renne, stipendio ottimo, disponibilità immediata..." e lo appese sulla porta di casa. Ma passavano i giorni e non si presentava nessuno. Babbo Natale era molto preoccupato, telefonava in continuazione, mandava e-mail in tutto il mondo e fax negli angoli più sperduti del cielo ... finalmente si presentarono quattro dolcissime renne: una giovane coppia di sposi con due piccoli maschietti renna dagli occhi languidi e sognanti; erano disoccupati, venivano da molto lontano, cercavano una casa ed avevano bisogno di lavorare.
Questa tenera famigliola piacque subito a Babbo Natale che accolse con gioia papà, mamma ed i piccoli, ma come in tutte le storie c'era un MA: i piccoli sarebbero stati capaci di trainare con forza la pesante slitta carica di regali?
Allora mamma renna ebbe un´idea geniale: comprò otto pattini e li infilò alle zampe dei suoi piccoli Lampo e Notte e fu un successone!!!!
La batteria di renne si ricompose immediatamente, Lampo e Notte, aiutati dai loro pattini non sentivano la fatica e volavano come razzi superando ogni ostacolo, e così, come sempre, Babbo Natale fu puntuale nel consegnare un sacco di doni a tutti i bambini.

Favola dell’albero di Natale
C’era una volta un piccolo albero di Natale che, quando parlava con mamma albero di Natale e papà albero di Natale, non vedeva l’ora di poter indossare le palline colorate, i festoni argentati e le lampadine. Ogni notte sognava il suo momento, entrare nel salotto buono, gustarsi i sorrisi gli auguri in famiglia, lasciarsi sfuggire una lacrima di resina dalla contentezza.
E venne finalmente il giorno del piccolo albero di Natale. Venne scelto quasi per caso tra tanti amici alberi di Natale anche loro. Pensava: "Adesso è venuto il mio momento, adesso sono diventato grande". Dopo un viaggio, incappucciato di stoffa bagnata per non perdere il verde luminoso dei rami, il piccolo albero di Natale si trovò nella casa di una famiglia povera. Niente palline, niente festoni, solo il suo verde scintillante faceva la felicità dei bambini che lo stavano a guardare con gli occhi all’insù, affascinati. Era il loro primo albero di Natale. Subito fu deluso, sperava di poter dominare una sala ricca di regali e di addobbi eleganti.
Ma passarono i giorni e si abituò a quella casa povera ma ricca di amore. Nessuno aveva l’ardire di toccarlo. Venne la sera di natale e furono pochi i regali ai suoi piedi ma tanti i sorrisi di gioia dei bambini che per giorni erano rimasti a guardarli sotto il suo sguardo severo per cercare di indovinare che cosa ci fosse dentro. Venne il pranzo di Natale, niente di speciale. Venne Capodanno, con un brindisi discreto, ma auguri sinceri. E venne anche l’Epifania e il momento di andare via. Questa volta non lo incappucciarono. Lo tolsero dal vaso, gli bagnarono le radici e tutta la famiglia lo accompagnò verso il bosco. Era felice di ritornare con mamma albero di Natale e papà albero di Natale. Passando per la strada vide tanti suoi amici, ancora con le palline colorate e i fili d’oro e d’argento, che lo salutavano. Ma c’era qualcosa di strano, erano tutti nei cassonetti della spazzatura, ricchi e sventurati, piangevano anche loro resina, ma non per la contentezza. Chissà dove sarebbero finiti!
Ora il piccolo albero di Natale è diventato un abete grande e possente, ha visto tanti figli andare in vacanza per le feste. Qualcuno è ritornato, sano o con un ramo spezzato. Lui guarda da lontano la città dove i bambini del suo Natale lo hanno amato e rispettato. Perché è un albero di Natale, albero di Natale tutto l’anno, perché Natale non vuol dire essere buoni e bravi solo il 25 dicembre, perché Natale può essere ogni giorno. Basta volerlo come quel piccolo albero di Natale che ci tiene compagnia sulla montagna, anche se lontano, anche se non lo vediamo.
E c’era una volta e c’è ancora oggi, un albero di Natale. Sempre diverso e sempre uguale, quasi un caro amico di famiglia che si presenta ogni anno per le vacanze, le sue vacanze, da Santa Lucia all’Epifania. Grande, piccolo, verde o dorato, testimone di ogni Natale, un amico con il quale aspettare l’apertura dei regali e l’occasione buona per scambiarsi gli auguri, per fare la pace, per dirsi anche una parola d’amore. E tutti vogliamo bene all’albero di Natale, ogni anno disposti ad arricchire il suo abbigliamento con nuove palline colorate, un puntale illuminato e addobbi d’oro e d’argento. È cresciuto con noi, cambiato ogni anno, sempre più bello agli occhi di chi guarda, occhi di bambino, ma anche occhi di adulto che vuole tornare bambino. Per quei giorni di festa è lui a fare la guardia al focolare, a salutare quando si rientra a casa, a tenere compagnia a chi è solo. Una presenza che conforta, non solo nell’anima. È meglio se l’albero è di quelli con le radici, pronto a dismettere l’albero della festa e a compiere il suo dovere in mezzo ai boschi, a diventare grande, libero e felice.

Racconti sotto l'albero


L'infortunio di Babbo Natale

Autore: Gianni

Siamo ormai alla vigilia del Santo Natale…. nel cielo stellato una nube colorata che sfreccia a bassa quota. E’ la slitta di Babbo Natale… trainata dalle sue fide renne.. completa il suo giro di regali per i bimbi buoni… La frusta schiocca colpi per dare fretta alle renne… ma non per colpirle.. solo per lasciare scie luccicanti nel cielo. Ma ad un tratto un forte colpo e Babbo Natale si trova, con la slitta capovolta, su una nuvola.. accanto a lui un mucchio scuro…. Ma non è un aereo … a questa quota non ve ne sono… Dal mucchio…. una strana voce.. Scusa Babbo Natale…scusami tanto… E’ una strega che è andata a sbattere contro la slitta di Babbo Natale. Babbo Natale è dolorante… Ma strega che ci fai ancora in giro… Alloween è finito da un pezzo! Hai ragione, dice lei con un filo di voce, Ho abusato di una pozione…era tanto buona che ho dormito fino ad oggi …. Infatti.. rientravo a casa ed avevo fretta, la befana mi aspetta…. Mentre si chiarivano sull’accaduto ecco apparire una nuvola con sirena e luce blu.. un’ ambulanza del cielo è accorsa a soccorrere i due. Dopo poca strada…percorrendo la via Lattea.. poi subito a destra ecco apparire la croce luminosa di una nuvola Ospedale.. L’ambulanza giunge sulla nuvola ospedale…Babbo Natale e la strega vengono subito soccorsi da angeli infermieri e ricoverati per fratture multiple.. - Devono restare per almeno 40 giorni diagnostica l’angelo Dottore. Povero me come farò…mormora disperato Babbo Natale.. ed aggiunge triste, i doni ai miei bimbi chi li porterà…… Dopo qualche minuto ecco atterrare sul piazzale dell’ospedale un nutrito gruppo di streghe… una di loro entra nella camera per sincerarsi sullo stato dei pazienti… Come state? Chiede loro.. Come dovremmo…dice sconsolato Babbo Natale… Tutti rotti e con i regali per i bimbi la fuori sulla slitta… Non preoccuparti dice la strega ci penseremo noi…siamo in tante fuori un dono per uno e… faremo giusto in tempo. Va bene, continua Babbo Natale…ma per favore non entrate nei camini fareste paura ai bimbi… lasciate i doni fuori dall’uscio di casa .. Sarà fatto come vuoi tu…dice la strega .. e uscendo dalla camera dell’ospedale.. Riunì le streghe e diede loro un dono da portare ad un bimbo…. Partirono tutte per la loro missione. Ma come lo avranno saputo… chiede Babbo Natale alla strega… E lei…E’ stata la mia fida scopa a dare l’allarme… non sei contento? Si, si grazie … grazie di cuore…. E’ Natale i bimbi, in trepida attesa, scendono a vedere i loro doni… Ma sul tavolo di cucina c’è ancora il pasto per Babbo Natale…niente doni . I bimbi sono tristi… piangono…i loro genitori non sanno cosa fare Ma ad un bimbo viene un’idea… - Andiamo fuori… a vedere il cielo … può darsi che Babbo Natale stia arrivando… Così uscirono e con loro grande gioia trovarono i doni tanti attesi.. Fecero tanto frastuono da far accorrere fuori tutti i bimbi della città che trovarono i loro doni…. Nel cielo un gruppo di stelline si mise in formazione ... formando la Frase…. BUON NATALE… Era davvero un buon Natale per tutti i bimbi della città ora che erano felici con i loro doni. Stretta la foglia larga la via… dite la vostra io ho detto la mia…..